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Slovenia: debolezze strutturali, vecchia politica e opportunità mancate le cause della crisi

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(Lubiana) Dal 1991, anno dell'indipendenza, ad oggi la Slovenia ha raggiunto ogni possibile standard di sviluppo economico tipico dei paesi dell'occidente. Tale impetuosa marcia è stata degnamente coronata nel 2010 con l'accettazione del Paese in seno all'OCSE. Tuttavia oggi i nostri vicini orientali si trovano nel bel mezzo di una crisi finanziaria ed economica che ha forti ripercussioni nel settore sociale e che mostra chiaramente tutte le debolezze del modello di sviluppo adottato negli ultimi venti anni.

La privatizzazione delle aziende statali è stata in grande misura effettuata in modo pilotato dalle elites al potere che hanno riservato i »gioielli di famiglia« ai propri protetti. Questi a loro volta hanno sempre trovato facile credito presso il sistema bancario che ancora oggi verte intorno alla banca NLB – Nova Ljubljanska Banka- di proprietà dello stato nonché buco nero, inefficiente, più volte ricapitalizzato con soldi pubblici. Il sistema finanziaro è stato penetrato anche da banche italiane ed austriache ma queste oltre che a detenere una quota minoritaria del mercato sono state coinvolte solo parzialmente nelle operazioni maggiori proprio in quanto troppo indipendenti dal sistema politico nazionale.

La Slovenia oggi ha un settore industriale quasi inesistente nonostante i fasti del passato, un settore agroalimentare in crisi a causa della mancanza di catene commerciali locali finanziariamente sane ed una disoccupazione oltre il 10%.

Il malessere sociale avanza. A dicembre 2010 a causa della forte instabilità interna si son dovute tenere le elezioni anticipate. Il vincitore di maggiornaza relativa con un partito formato in poche settimane – Positivna Slovenia- è stato il sindaco di Lubiana di origine serba Zoran Jankovic il quale è il tipico rappresentante del sistema clientelare sloveno essendo balzato alle cronache negli anni passati come presidente della catena di supermercati Mercator oggi fortemente indebitata e per il suo parallelo processo di arrichimento personale.

Tuttavia alcune scelte politiche infelici durante la costituzione del nuovo Parlamento hanno mostrato l'inesperienza di Jankovic portandolo a perdere la possibilità di formare la coalizione di governo. Quest'ultimo è oggi formato dai partiti conservatori insieme al partito dei pensionati a cui è stato garantito il ministero degli esteri. Tale ministero pare sempre più proiettato a dover gestire insieme al gabinetto del primo ministro Janez Jansa il riposizionamento ovvero la ricerca di una nuova identità del Paese nel teatro internazionale in quanto è sempre maggiormente evidente che la Slovenia necessita di apertura agli investimenti esteri senza i quali difficilmente sopravviverà unitamente ad una saggia rivitalizzazione delle alleanze inter-statali.

Il primo partner commerciale di Lubiana è Berlino seguito da Roma e Parigi. In quanto conservatore ed in quanto rappresentante dell'annello di collegamento dello spazio commerciale tedesco mitteleuropeo con quello balcanico Jansa può contare sull'appoggio incondizionato di Angela Merkel a cui ha reso omaggio con il primo viaggio del suo mandato e promuovendo nei cento giorni iniziali di governo tutte le riforme economiche e fiscali sostenute dalla Germania.

La Slovenia da alcuni anni ha perso il potenziale d'essere per i grandi giocatori europei una pedina importante nella regione. Tuttavia la crisi economica che sta colpendo tanto la Croazia, quanto la Serbia e il generale stato di malessere che serpeggia nei Balcani la potrebbe riportare nuovamente in auge qualora il nuovo governo sapesse come gestire il riposizionamento a livello internazionale.

Certamente la sitiuazione attuale impone riforme fiscali tuttavia, poichè queste non sono certo l'unico rimedio possibile sulla strada del risanamento tanto locale quanto europeo, Lubiana dovrebbe giocare un ruolo pivotale nella ricerca di una soluzione comune europea che ci riporti a guardare ad una politica continentale di ampio respiro in cui le grandi nazioni ritrovino serenità intorno ad un tavolo comune e finalmente ristrutturino il treno leggermente ammacato dell'Unione.

La Slovenia troverebbe benificio qualora si atteggiasse con maggiore serenità nelle relazioni verso l'italia e di cercasse un' apertura nei confronti di Londra, Madrid e Varsavia. Unendo il tutto alla costante benevolenza verso Francia e Germania ed all'appoggio sempre presente di Washington potrebbe dar vita ad un mix di politica estera che le garantirebbe numerosi vantaggi e la posizionerebbe tra i »playmakers«, qualora i politici sloveni sapessero sfruttare tale scenario, su un piano di potenziale interfaccia tra le capitali »prime dame« grazie alla propria dimensione non ingombrante ed alla posizione geopolitica certamente strategica per  il futuro dell'Unione Europea. Ovviamente come sempre la politica sul terreno la fanno le persone. E' sulle spalle del nuovo governo la responsabilità  di non condannare la Slovenia a rimanere un Paese chiuso in mano ad una rete clientelare sterile e dannosa.

*Loris Gaiser


Diploma in giurisprudenza all Universita di Verona, Master in Affari Internazionali all'ISPI - Istituto Politica Internazionale di Milano. Attualmente
PhD Candidate all Universita Guglielmo Marconi , Fellow University of Georgia - Globis Center- USA, Presidente del Movimento Paneuropeo Sloveno, Membro del Cosiglio Strategico Ministero Affari Esteri Sloveno, Membro del CdA Università Euro Mediterannea - EMUNI - Portorose, collaboratore giornali Libero, Finance, www.siol.net, Tednik
 
Bibliografia
 
- Democrazia quale nuovo fondamento delle relazioni internazionali, in Democrazia Attiva (2006) ed. Carlo Pelanda, Milano, Franco Angeli

- Vienna riscopre il proprio impero, in Limes Geopolitical review (2006), Roma

- L'interesse Nazionale, in Interesse Nazionale:Metodologie di Valutazione (2005), ed. Carlo Jean, Milano, Franco Angeli

- Geopolitika - Dinamika mednarodne politike v XXI. stoletju, Didakta, Radovljica (2010)

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